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La violenza non é un'opinione - 25 novembre 2024
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- Pubblicato Sabato, 23 Novembre 2024 15:46
" L'assassino, il violento, l'abusante sono figli della nostra società e hanno quasi sempre le chiavi di casa"
Questo il contenuto saliente emerso durante il corteo del 23 novembre 2024 partito alle 14.30 da Piazzale Ostiense a Roma, organizzato dal movimento Non Una Di Meno che si batte contro ogni forma di violenza di genere, contro cioè il perpetrarsi impunito delle violenze fisiche e morali sulle donne. Ma come si disarma la sopraffazione sessista così resistente ancora oggi ?
Partendo dalla numerosità dei delitti dovremmo approfondire i motivi per cui nonostante il copioso dibattito mediatico i dati peggiorano e allarmano.
Relativamente al periodo 1 gennaio – 20 ottobre 2024, sono stati registrati 89 femminicidi con oltre la metà delle vittime uccise in ambito familiare / affettivo.
La dottoressa Marcela Lagarde, antropologa messicana tra le prime studiose del fenomeno, ci aiuta a comprendere la banalità agghiacciante di questa strage di genere, scrivendo: “ il femminicidio implica norme coercitive, politiche predatorie e modalità di convivenza alienanti che, nel loro insieme, costituiscono l'oppressione di genere e nella loro realizzazione radicale conducono alla eliminazione materiale e simbolica delle donne e al controllo del resto ”
L'omicidio della donna in contesti sessisti, manipolatori e annichilenti la sua dignità, in quanto tale ridefinito femminicidio, risulta quindi sempre all'apice di un' escalation, se e quando arriva a compiersi.
Ad essere fermato pertanto, e ben prima dell'epilogo fatale, deve essere l'insieme di tutte le condotte che mirano all' alienazione delle vittime, perché sono i contesti di impunità a promuovere e facilitare l'eliminazione anche fisica delle vittime di violenza che sono: le ex coniugi per moventi economici, la prole ( ugualmente vittima dl femminicidio), ex partner per moventi di gelosia, ex amanti divenute ingombranti.
Le condotte del violento vanno riconosciute e stigmatizzate sul nascere.
Il soggetto violento, cosiddetto offender in gergo internazionale, espleta la propria opera criminosa in modalità diretta insultando la donna, o indirettamente screditandola sistematicamente e manipolando il contesto comune.
Insulti diretti e diffamazione sociale vengono utilizzati da chi agisce la violenza per due scopi ben precisi:
1) minare l'autostima di chi temono come più forte, immaginandola in una propria visione alterata, come disturbante i propri interessi o destabilizzante la propria autostima, invero labilissima.
2) isolare la donna socialmente per indebolirla, qualora la vittima tentasse di difendersi.
Screditare significa: rendere la vittima non credibile agli occhi di coloro ai quali in prima battuta si rivolgerebbe per chiedere aiuto, facendo sì che venga dissuasa / intimidita da terzi
Le parole statisticamente più usate dagli offender, per diffamare e isolare le vittime, sono:
“ Inventa”
“ Imbroglia”
“ Farnetica”
“ Non ci stare, ignorala, allontanala ”
Le frasi statisticamente più usate dagli offender con minacce e aggressioni verbali dirette sono:
“ NESSUNO TI VUOLE”
“ Fai schifo ”
“ Sei un' imbecille ”
“ Non sei nessuno ”
" Zitta o ti fai male"
“ Devi sparire ”
I soggetti terzi, senza i quali l'azione del violento si bloccherebbe sul nascere, frequentemente risultano essere:
1) conoscenti omertosi di vecchia data complici dell'aggressore, spesso coinvolti da condotte simili verso le stesse vittime;
2) personaggi impreparati e sprovveduti, quando non corrotti, che si prestano all' offender.
Appare chiaro come il FEMMINICIDIO consista in una violenza complessa e strutturale contro le donne, che resistendo dimostrano di essere di gran lunga più oneste e resilienti degli aggressori, articolandosi tutto ciò in un continuo di gesti violenti e distruttivi, sia nella sfera sociale che in quella privata.
La strada per l'eliminazione della violenza contro le donne sarà ancora lunga, almeno quanto il persistere di contesti patriarcali intrisi di connivenze con gli aggressori. E potrà d'altro canto abbreviarsi a seconda della capacità delle donne, potenziali vittime tutte e delle sopravvissute a tale scempio, di fare squadra SCEGLIENDO ambienti sani dove realizzarsi o ricostruire le proprie vite portandosi lontano dagli abusanti, e dai loro complici, fin dai primi tentativi di sopraffazione: allontanarsi e proteggersi prima di denunciare.
Lo stop alla violenza deve essere corale. In quest' ottica l' alleanza tra i migliori uomini e le donne è la piattaforma su cui ricostruire, di pari passo ad una maggiore capacità di autoregolazione da parte di chi offre l' informazione e chi ne fruisce. Alias: l'uso di termini lesivi per la dignità delle vittime, le immagini di sangue in programmi di intrattenimento televisivo, la conta delle coltellate alle vittime con riproduzione morbosa della scena (e del retroscena) dei femminicidi alimentano il “mercato” della violenza in virtù degli alti ascolti o della vendita di giornali, ma promuovono anche fenomeni di emulazione in tutti quei contesti a rischio in cui agiscono violenti ancora impuniti.
L'attenzione alla tecnica con cui informare, alle parole giuste da usare, in questo percorso di crescita sociale corale è ben evidenziata anche dal testo unico dei doveri del giornalista che ci obbliga ad evitare la spettacolarizzazione della violenza nel rispetto della dignità delle donne che la subiscono, attenendoci all' essenzialità della notizia e alla continenza.
Fonti https://www.istat.it/dati/banche-dati
Polizia di Stato
Testo Unico dei doveri del giornalista
Doveredicronaca