Gheddafi vuole espugnare Misurata. La propaganda anticipa i suoi desideri.
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- Pubblicato Giovedì, 17 Marzo 2011 14:31
I ribelli resistono all'offensiva di Gheddafi, lottano strenuamente, male armati, male addestrati ma resistono, e muoiono in attesa delle decisioni delle Nazioni Unite e di un intervento internazionale che scongiuri la tanto temuta carneficina.
Le truppe di Gheddafi continuano a bombardare postazioni di ribelli e gente indifesa e disarmata. Le vittime civili affollano ospedali e cimiteri, un testimone ha raccontato ai giornalisti di Al Arabiya di aver visto i corpi martoriati di almeno 30 tra donne, anziani e bambini.
Dal punto di vista “militare” le battaglie principali si svolgono a Misurata, terza città della Libia, che si trova a circa 200 chilometri ad est di Tripoli e Ajdabiya dove i ribelli cercano di contenere l'avanzata delle truppe del dittatore, consapevoli dell'importanza di preservare il controllo di questa città strategica e sperando nella decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla no-fly zone.
In Libia la guerra si combatte anche con la propaganda, i giornalisti non hanno grandi possibilità di movimento sul territorio. La televisione di stato Libica ha annunciato che il regime è riuscito ad espugnare Misurata, dove Gheddafi aveva promesso la “battaglia decisiva”; un portavoce dei ribelli racconta invece di una città relativamente tranquilla senza attacchi aerei, morti o feriti e l'emittente Al Jazeera citando fonti mediche locali, parla di 80 morti tra le truppe fedeli a Gheddafi e 18 tra gli insorti. Una situazione tutta da decifrare.
In Libia i ribelli combattono con mezzi di fortuna per cacciare il dittatore.